Abbiamo lasciato vagare il mezzo di ripresa per i luoghi bolognesi che piu’ recano le tracce del passaggio della “punk subculture”, per scoprire cosa è rimasto di quella sottocultura degli anni ’80 in questo inizio di terzo millennio. Una rappresentazione delle influenze della cultura punk nella città di Bologna, sia dal punto di vista dell’architettura urbana – dai graffiti all’organizzazione degli spazi autogestiti, delle relazioni sociali – sia dal punto di vista prettamente musicale del “suono dal vivo”.
Incontri con persone e amici che per un motivo o per l’altro hanno incrociato le proprie vite con questo stile: la videocamera come una cartina tornasole assume colorazioni e angolazioni diverse a seconda del “ph umano” di coloro che possono essere considerati i pionieri emiliani di tale genere e soprattutto ai giovani gruppi che ne rappresentano, oggi a Bologna, l’evoluzione.
Stefano ‘Steno’ Cimato, ex bassista dei RAF PUNK e fondatore nel 1979 dei NABAT ci farà entrare nel mondo “OI!” passando dal suo attuale studio di registrazione punk “Vecchio Son” – “Avevo 17 anni e passavo le mie giornate tra la scuola, il lavoro e la vita di quartiere. Prendevo parte a tutte le manifestazioni sul dissenso, anche se non capivo molto di quello che mi accadeva attorno, avevo una gran voglia di ribellione, ma non riuscivo a spiegarla a me stesso, figuriamoci agli altri. Il messaggio del punk era: “Vai e fallo”, ed io lo presi alla lettera”.
Helena Velena, conosciuta negli anni ’80 come Jumpy Velena e corrispondente al nome di battesimo di Giampaolo Giorgetti ci racconta come nel 1981 ha pubblicato il suo primo EP con la Attack Punk Records di Bologna, dal titolo Schiavi nella città più libera del mondo.
Intothebaobab è il gruppo anarco-punk di Medicina [Bo] fondato nel 2004 da Modi che ci spiega perché si autodefiniscono una band “knuP” e ci introduce al suo attivismo nella scena controculturale bolognese. Idee messe in pratica suonando sempre con gruppi di vario genere, dal punk, al crust, all’Oi! al reggae, all’elettronica della scena traveller; idee libertarie diffuse anche con fanzine autoprodotte: Kaos.
Conosceremo diversi stili di vita di un’unica scena punk, legato anche ad una fruizione artistica che varia dalle web-fanzine ai fumetti indipendenti, dalle “distro” alle pellicole in “super8” realizzati dagli stessi musicisti punk.
Lo scopo del progetto, in perfetto stile D.I.Y, e’ quello di scoprire quanto il PunK abbia influenzato la vita di una citta’ che rimane, insieme a Torino e poche altre realta’ italiane, una delle ultime fucine di creatività musicale e quanto tale rapporto con il mondo cittadino, artistico ed a volte istituzionale, abbia rafforzato o indebolito il valore controculturale e “anti” sociale del punk.
Questo video-racconto-musicale farà emergere, qui ed ora, l’aspetto più punk della sottocultura bolognese.