L’invasione degli ultracorpi

Breaking news: Bologna sta per essere invasa da misteriosi flyer…

flyer

dove finiranno? appesi nelle camerette punx? in mezzo ai diari delle skin girls?
impilati nei bagni dell’Atlantide?

Purtroppo, mi comunicano che, a causa della consistenza della carta, NON possono diventare filtri.

Quindi, l’unico uso APPROPRIATO è quello di prenderli, guardarli, commentare la grafica assolutamente geniale e andare sull’internet a vedere di che si tratta!

SPREAD THE WORD

 

 

#Smart Cops live #COVOCLUB

#PunK.@.BO – #Smart Cops live #COVOCLUB

Da https://www.facebook.com/smartcops:

Nicolò Fortuni – vox
Marco Rapisarda – bass
Matteo Vallicelli – drums
Edoardo Vaccari – guitar
Biografia

The way Smart Cops play could be described as a rally cry to social alienation with a mixture of sarcasm, rebellion, self-pity and paranoia. It’s weird, simple and to the point. Their sound is defined by crunchy guitars and obsessive drum beats. The band’s original look consists of wild hairstyles and all black clothing (black pants with red stripes on the sides, black leather jackets, black shirts with their red logo and black gloves). Smart Cops are going to polyphonically dent your ear drums, rhythmically roust you until your brain spins and steamcomes screaming out of your navel. As the poet said. Their weapon? This here record. Rise up, it’s time for a revolution!

You can find them @ http://smartcops.bigcartel.com/

Live @ LABORATORIO CRASH!

#PunK.@.BO – #Cock Sparrer live @ LABORATORIO CRASH!

What & where is Laboratorio Crash! ????

Da https://www.facebook.com/lab.crash

Bologna – 
via della Cooperazione 11

E’ nella strada che abbiamo imparato quanto costano oggi i sogni da realizzare… ma e’ nella collettivita’ e nella lotta che abbiamo trovato la soluzione…

Missione

Cambiamo i sensi unici della città! Con politiche sicuritarie, divieti e ordinanze il sindaco sceriffo ha consegnato la città all’intolleranza, al razzismo, all’indifferenza! Prendiamo insieme la direzione giusta…
ribaltare la situazione è possibile!

Per info: http://www.infoaut.org/bologna

Panoramica società

Laboratorio Crash in via della Cooperazione 10 a Bologna

Siamo quella parte della città che ama vivere le strade e le piazze, che le difende dalla solitudine e dal silenzio.
Siamo quella parte della città aperta, accogliente e creativa che scaccia l’intolleranza, il razzismo, l’indifferenza.
Siamo quella parte della città che nessuno sgombero o ordinanza può fermare, ridurre al silenzio, costringere alla passività.

Sito Web

#VecchioSon live #Intothebaobab

“Mangia tortellini con carne di bambini, Bologna la grassa, Bologna la rossa”

#PunK.@.BO – #VecchioSon live #Intothebaobab


Extra video del primo PunKumentary DIY d’ Italia sull’aspetto punk di BoloGna
Di Fabrizio Fantini e Luciano Attinà.

Da http://www.rockon.it/musica/la-scena-punk-hardcore-underground/

INTOTHEBAOBAB Un altro gruppo degno di considerazione sono gli IntotheBaobab, un simpatico trio punk di Medicina, paesino situato nei dintorni della laidissima Bologna. Il gruppo s’è formato nel 2004 e oggi sono tra i gruppi più seguiti di Bologna, grazie ai loro pezzi originalissimi, in cui si possono riscontrare influenze raggae, punk ’77 e hardcore. I testi sono spesso basati sull’uso della satira e dell’(auto)ironia (“Mangia tortellini con carne di bambini, Bologna la grassa, Bologna la rossa”, recita una loro canzone, che fa quasi il verso alla celebre canzone di Guccini, ispirata anch’essa alla “vecchia signora coi fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano ed il culo sui colli”.). Gli Into the baobab comunicano grazie alla loro musica, comunicano con il stile, le loro parole, i loro modi di fare. ”Non credo sia anacronistico parlare di anarchia e pace, come dicevano i Crass. Per me anarchia è fare quel cazzo che mi pare, autogestirmi senza che qualcuno mi imponga ciò che devo fare”, dice Modi, voce e chitarra del gruppo, quando li ho intervistati. Idee chiare e messaggi forti quelli di questo gruppo di giovanissimi, che ci vengono direttamente sputate in faccia ad ogni concerto, ad ogni giro di chitarra, ad ogni urlo, perchè: “Noi suoniamo come un gruppo energetico, non come i mille gruppi da piano bar che si vede che non hanno un cazzo da fare su quel palco. Brucia brucia brucia! Suoniamo e cantiamo come se la fantasia in un carnevale che dura tutto l’anno gira ubriaca ad una festa dance travestita da anarchia con una mutanda fallica piena di colla di pesce! …Credo…”, scrivono sul loro myspace. Potete sentire le loro canzoni su un demo, che contiene 6 pezzi (Bologna Panc) oppure aspettare il loro primo cd, che uscirà a breve..nel frattempo fatevi un giro sul loro space www.myspace.com/intothebaobab3.

Leggi tutto su: http://www.rockon.it/musica/la-scena-punk-hardcore-underground/

Il blog de Intothebaobab http://intothebaobab.noblogs.org/

Intothebaobab su Anarchopedia http://ita.anarchopedia.org/Intothebaobab

Inizia oggi la campagna crowdfunding!

“PunK.@.BO” – il primo punkumentary italiano sceglie una distribuzione DIY attraverso la campagna crowdfunding su Indiegogo.com

 

Da un’idea di Fabrizio Fantini – filmmaker e producer – e Luciano Attinà – filmmaker indipendente di giorno e vampiro di notte – nasce il primo Punkumentary DiY d’Italia sull’aspetto Punk di Bologna.

PunK.@.BO è il resoconto di un anno e mezzo d’inseguimento dei punk di Bologna nei centri occupati, nei centri sociali e durante i concerti organizzati nei locali dell’underground bolognese, dall’inverno 2011 a oggi, ed è una produzione indipendente che non ha ricevuto alcun tipo di finanziamento.

A oggi sono state registrate 56 ore di ripresa in HD [molte delle quali concerti dal vivo], che aspettano di essere organizzate e montate in un filmato di circa 50 minuti.

Abbiamo bisogno di fondi per terminare la post-produzione e iniziare la distribuzione, condividi il link con i tuoi amici e contribuisci alla causa, grazie!
SPREAD THE WORD!
http://www.indiegogo.com/projects/punk-a-bo/x/418072

Bologna la Punk

Abbiamo lasciato vagare il mezzo di ripresa per i luoghi bolognesi che piu’ recano le tracce del passaggio della “punk subculture”, per scoprire cosa è rimasto di quella sottocultura degli anni ’80 in questo inizio di terzo millennio. Una rappresentazione delle influenze della cultura punk nella città di Bologna, sia dal punto di vista dell’architettura urbana – dai graffiti all’organizzazione degli spazi autogestiti, delle relazioni sociali – sia dal punto di vista prettamente musicale del “suono dal vivo”.

Incontri con persone e amici che per un motivo o per l’altro hanno incrociato le proprie vite con questo stile: la videocamera come una cartina tornasole assume colorazioni e angolazioni diverse a seconda del “ph umano” di coloro che possono essere considerati i pionieri emiliani di tale genere e soprattutto ai giovani gruppi che ne rappresentano, oggi a Bologna, l’evoluzione.

Stefano ‘Steno’ Cimato, ex bassista dei RAF PUNK e fondatore nel 1979 dei NABAT ci farà entrare nel mondo “OI!” passando dal suo attuale studio di registrazione punk “Vecchio Son” – “Avevo 17 anni e passavo le mie giornate tra la scuola, il lavoro e la vita di quartiere. Prendevo parte a tutte le manifestazioni sul dissenso, anche se non capivo molto di quello che mi accadeva attorno, avevo una gran voglia di ribellione, ma non riuscivo a spiegarla a me stesso, figuriamoci agli altri. Il messaggio del punk era: “Vai e fallo”, ed io lo presi alla lettera”.

Helena Velena, conosciuta negli anni ’80 come Jumpy Velena e corrispondente al nome di battesimo di Giampaolo Giorgetti ci racconta come nel 1981 ha pubblicato il suo primo EP con la Attack Punk Records di Bologna, dal titolo Schiavi nella città più libera del mondo.

Intothebaobab è il gruppo anarco-punk di Medicina [Bo] fondato nel 2004 da Modi che ci spiega perché si autodefiniscono una band “knuP” e ci introduce al suo attivismo nella scena controculturale bolognese. Idee messe in pratica suonando sempre con gruppi di vario genere, dal punk, al crust, all’Oi! al reggae, all’elettronica della scena traveller; idee libertarie diffuse anche con fanzine autoprodotte: Kaos.

Conosceremo diversi stili di vita di un’unica scena punk, legato anche ad una fruizione artistica che varia dalle web-fanzine ai fumetti indipendenti, dalle “distro” alle pellicole in “super8” realizzati dagli stessi musicisti punk.

Lo scopo del progetto, in perfetto stile D.I.Y, e’ quello di scoprire quanto il PunK abbia influenzato la vita di una citta’ che rimane, insieme a Torino e poche altre realta’ italiane, una delle ultime fucine di creatività musicale e quanto tale rapporto con il mondo cittadino, artistico ed a volte istituzionale, abbia rafforzato o indebolito il valore controculturale e “anti” sociale del punk.

Questo video-racconto-musicale farà emergere, qui ed ora, l’aspetto più punk della sottocultura bolognese.

Punk.@.BO – il punkumentary

Dal concerto gratis dei Clash in piazza maggiore nel 1980 al concerto di Manu Chao che a luglio 2013 ha tenuto a battesimo il nuovo Parco Joe Strummer, dedicato al leader dei Clash, l’amministrazione comunale bolognese ha sempre dimostrato una naturale apertura alle tendenze giovanili alternative.

Punk rock è un genere musicale, ma anche uno stile giovanile che nasce alla fine degli anni sessanta fra America e Regno Unito, con gruppi come Ramones e Sex Pistols. Il punk fu caratterizzato da ritmi anfetaminici e da una melodia che si avvicinava più alle sperimentazioni sul ‘suono del rumore’ che alla classica rock music. Le origini musicali, effettivamente, vanno ricercate nell’implosione degli anni sessanta del rock americano e nel diffondersi del raggae fra la working class inglese di immigrati indo-africani, i quali durante i Seventies condividevano lo spazio urbano con le working class britanniche. Dall’incontro nel Regno Unito fra il rock bianco – gia’ ‘incattivito’ per bene negli U.S.A da personaggi come Alice Cooper e Iggy Pop – con il reggae nero nasce una musica che segnerà la storia della pop culture. Il punk, secondo la definizione dello studioso inglese Hebdige, rappresenta uno stile giovanile, il quale tramite l’utilizzo di un certo tipo di musica, che affonda le radici in culture “contro” (il semplice ribellismo adolescenziale del rock’n’roll da un lato ed il desiderio di rivincita profondo e “religioso” del reggae dall’altro) e di oggetti simbolo che vengono decontestualizzati e ricontestualizzati, riesce ad affermarsi come “discorso culturale”.

Tutto ciò lo fa mettendo in crisi l’egemonia culturale delle classi dominanti, sviluppando un linguaggio ed un modo di vivere se non sovversivo, quantomeno genuinamente sotterraneo ed espressivo.come atto artistico/commerciale provocatorio. Tende a recuperare elementi di precedenti sottoculture, come i giubbotti di pelle da teddy boy o gli anfibi skinhead, mescolandoli in un nuovo stile, attraverso un utilizzo creativo e decontestualizzato oggetti del consumo tipici della cultura egemone occidentale. Questa miscela è tenuta insieme dalla volontà di sovvertire qualsiasi canone di gusto e bellezza, così come erano intesi dalla tradizione culturale borghese. All’inizio tutto questo si caratterizza più come una trovata situazionista, che sfrutta la frustrazione dei giovani della working class per vendere l’idea di una nuova musica, nata dalla disperazione sociale e dalla perversione sessuale. Quasi subito però la forza di questa idea attecchisce realmente in tutti quei giovani della piccola borghesia, i quali non si sentivano rappresentati da nessuna delle fruste sottoculture giovanili esistenti, né dalle morenti controculture sessantottine, tantomeno dallo stile di vita wasp propagandato dalle élite del potere.

Molto presto, allora, quello che era nato come una trovata glam rock in chiave estrema, diventa uno stile di vita che permette a migliaia di giovani inglesi, prima, e di tutto il mondo occidentale poi, di esprimere in maniera artificiale – ma sincera – il proprio senso di alienazione e diversità, rispetto ad un mondo privo di riferimenti. Ben presto il punk viene dunque connotato da idee più o meno libertarie e le sue radici nella reggae music lo portano ad assumere posizioni antirazziste. Si passa dall’espressione artistica di una eversione di tipo nichilista, all’espressione di un’ idea di eversione di tipo politico in chiave anarcoide. Da questo momento in poi la sottocultura punk si frammenta in una infinità di sottogeneri, che veicolano anche delle visioni di questo stile musicale – e di vita – molto distanti fra loro. D’altronde se da un lato il fenomeno si radica sempre più consapevolmente nell’underground e nella contestazione sociale e politica, dall’altro i media e le istituzioni riescono ben presto a categorizzarlo sia come ‘roba da piccola delinquenza adolescenziale’, sia come l’ultima ed innocua pagliacciata della società dello spettacolo. Quest’ultimo approccio al punk da parte della cultura egemone, fece sì che molto del suo immaginario e le pratiche più innocue del suo stile di vita, venissero inglobate proprio in quel discorso culturale che fin dall’inizio, quello stile, cercava quanto meno di mettere in crisi da un punto di vista artistico. 

 

Intro

Bologna cos’è? Torri, falso borgo medievale fatto di gallerie Cavour, locali radical-chic e gallerie d’arte? Forse, ma è anche: strade sporche dove dormono senzatetto e migranti appena giunti in città. Una stazione che non sfigurerebbe nel peggior incubo di Richard Kern, spazi post-industriali adibiti a luoghi di creazione contro-culturale: XM24, Atlantide, il Lazzaretto. Luoghi storici del punk made in Bologna. E ancora i palazzoni di vetro che scimmiottano i non luoghi del capitalismo americani e che bene si accompagnano al senso di alienazione descritto dal mondo punk, Hollandia bevute per strada e osterie a buon mercato che tanto a buon mercato non sono, migranti integrati e assimilati e migranti disintegrati dal sogno di un’impossibile integrazione.[L.A.]